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PER LA FIGLIA DI MODOU SAMB













di Pina Piccolo
, 18 dicembre 2011

DIEREDIEF SERIGNE TOUBA*
Puoi smettere di aspettarlo
tredicenne dagli occhi ridenti
e col vestitino buono
color di lillà comprato
per la foto da mandare a papà
con i soldi della rimessa

DIEREDIEF SERIGNE TOUBA
Il padre che anelavi
di carne e ossa e respiro
per 13 anni trafelato
a correre con borsoni
nella palestra dello stato italiano
destra e sinistra ne hanno allenati
polpacci, bicipiti e polmoni
ma non torna più sulle sue gambe
Ora dopo tredici anni
ti rimandano “la salma”
non in barcone
ma con l’aereo pagato
da lacrime di coccodrillo.

DIEREDIEF SERIGNE TOUBA
Te lo rispediscono dal pulpito dolente
politici malfattori e conniventi
abituati a lanciare il sasso
nascondendo la mano inguantata
di odio e superiore ingordigia
mentre dalla bocca cascano
perle d’ipocrisia

DIEREDIEF SERIGNE TOUBA
E nel rimestare le sue carni nere
potremmo trovare il virus
della Sindrome Italiana che stavolta
si abbatte su padri scuri
recisi da mogli e figlie mai viste
in terre assolate
di deserti, foreste e bianche spiagge ridenti

DIEREDIEF SERIGNE TOUBA
Città questa della sua morte
di cupole superbe
di fasti, amori,
pittori, letterati alteri
lanaioli e banchieri
Non sviene soavemente
come turista colto dalla sindrome
del romanziere francese
alla vista delle sue bellezze
Modou Samb, questo cortese padre straniero
un attimo dietro il banco
stramazza sull’asfalto
accanto a Diop Mor,
anche lui abile mercante senegalese
Accanto agli altri tre
nell’altro mercato
non quello operaio, quello di spensierati turisti
Colpiti tutti dallo stesso proiettile
che cova in tanti italici animi

DIEREDIEF SERIGNE TOUBA
Partito dalla canna di un uomo
all’apparenza mite
(“aveva l’aria di un buono” dice uno dei sopravvissuti)
che scriveva adagiato
nel molle ventre del fascismo
sdoganato da un’artritica democrazia
rispettosa di case dedicate a cantori di distruzione

DIEREDIEF SERIGNE TOUBA
E’ la pallottola rivestita del piombo che cola
dalle penne, dagli schermi
dagli arrotini della parola
che a lettere di fuoco squadrano
“quel che siamo e quel che vogliamo”
Parole aguzze come proiettili
tredicenne studentessa
nutrita dai versi di giustizia e libertà
di Leopold Senghor
vostro primo presidente poeta

DIEREDIEF SERIGNE TOUBA
E forse pentita l’ombra di Oriana Fallaci
adesso ci accompagna
in questo mesto corteo
per le vie di Firenze
non per intervistare
i Grandi della Storia
ma per chiedere scusa a te
triste ragazzina dal vestito lillà
che non le rilascerai interviste
se non per dirle
che non potrai mai sederti
sulle ginocchia di tuo padre
bersaglio del suo scontro di civiltà
nutrito dal suo orgoglio e dalla sua rabbia

DIEREDIEF SERIGNE TOUBA
Se per le strade di Firenze oggi s’intona un canto
che sia un richiamo di amore e di giustizia
che costringa l’UMANO a tornare nel suo alveolo
e che come tortora riprenda a tubare
silenziando lo stridio di drone e di Magnum.

DIEREDIEF SERIGNE TOUBA

*Canto funebre intonato per l’intera durata della manifestazione dallo spezzone di i senegalesi romani della confraternita islamica di Mourides dell’Africa occidentale che chiudevano il corteo per onorare Modou e Mor il 18 decembre a Firenze. Le parole significano,"Grazie guida di Touba" che è la capitale religiosa del mouridismo.

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