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Visualizzazione dei post con l'etichetta Saniyya Salih

POETI SIRIANI VI

Saniyya Saleh Un milione di donne ti sono madre Oh foresta dal mio cuore incendiata avvicinati, ignora quel che non si può tralasciare, sussurrami in bocca il tuo celato fruscio, nelle orecchie e nei pori, rivela la tua rivolta e fiorisci nella cupola perforata di un corpo barcollante. Non è forse duro l’inverno? Non lo sono anche la pioggia e la tempesta? Ma, oh, come sono belli quando cedono il passo. Non sapevo che la dimenticanza avesse le gambe e se ne va e viene come un cavallo riottoso che attende la caduta della rosa color bronzo da lassù in cima. Se gli cade sul dorso, spicca il volo portandola con sé, se gli cade tra le zampe le sferra un calcio. Oh, foresta che sei fiorita nel mio corpo, non temere. In te ho nascosto la mia anima o tra due fessure forti come eserciti (sebbene gli eserciti non ci conoscano e non si curino di noi). Sprofonda la tua testa dentro di me, penetrami fino a far intrec

POETI SIRIANI V

Saniyya Salih Barche cieche Poiché le stanze desolate sono letti per la poesia che uccide Singhiozzo, Seccandomi come gli alberi. Giorni immoti mentre le pietre mandano il richiamo di barche cieche. Cecchino Punta la pistola verso il mio cuore Nel mio orecchio sussurra i tuoi proiettili come un amante. Invano innalzo la mia angoscia verso il cielo Fa che siano vuote le strade fuorché per La mia voce e La mia eco. (Tradotta dall’arabo in inglese da Kamal Boullata e dall’inglese all’italiano da Pina Piccolo) Saniyya Salih (1935-1985) nacque a Mousiaf, una città sulla costa occidentale della Siria. Studiò letteratura inglese all’American Lebanese University a Beirut, dove conobbe il suo futuro marito, il poeta e drammaturgo siriano Muhammad Maghout. Le sue due raccolte I tempi raddrizzati (1964) e L’inchiostro dell’esecuzione (1970) vinsero il primo premio per la poesia indetto dalla rivista