Siamo i Quattroluppoli, un collettivo di scrittura e, dopo la conclusione della bella esperienza del laboratorio Eks&Tra, siamo rimasti a speculare tra di noi nella volontà di raccontare ancora delle storie.
Allora ci siamo
imbattuti in Fuorirotta (http://www.fuorirotta.org/), e pensando che potesse
fare al caso nostro abbiamo inviato un progetto (che trovate in allegato). Il
progetto è più una bozza in fieri, perché ci siamo accorti tardi della scadenza
e l’abbiamo vergato in mezza giornata, ma alla fine siamo risultati tra i 20
selezionati su più di 300 progetti.
Tuttavia siamo tra i
10 progetti che non hanno ricevuto un finanziamento diretto, per questo abbiamo
dovuto ricorrere alla formula del crowfunding. Vi chiediamo di aiutarci a far
girare la cosa (ogni iniziativa, anche dal vivo, è ben accetta), a trovare
donatori, nella speranza di ottenere i fondi per partire, e quindi raccontare.
Qui c’è la pagina del
crowfunding relativa al nostro progetto e collettivo:
http://www.fuorirotta.org/progetti/a-pesca-di-storie-palermo-tunisi/
Se vi piace,
aiutateci a realizzarlo.
A
pesca di storie. Palermo-Tunisi
Le parole hanno un
solo modo di viaggiare: attraverso gli uomini. Inseguire le parole vuol dire
inseguire le storie di quegli uomini, anche quando è un mare, una religione,
una cultura a dividerli.
O forse no.
Perché tra le tante
trame che legano e oppongono il mondo occidentale e quello arabo, ce n’è una
che passa silenziosamente sulla bocca di tutti, che grazie alla sua
invisibilità evoca ad ogni sillaba lo scambio interculturale, la prudenza delle
contrattazioni e il grido dei mercanti. Ogni giorno, nei porti cittadini,
assieme a provvigioni e merci, arrivano e partono uomini: e più a lungo di
merci e provvigioni, sopravvivono e si sedimentano, tra mille camuffamenti e
fraintendimenti, le loro parole, dimostrando una forza di adattamento pari
soltanto alla leggendaria promiscuità degli uomini di mare.
Lanciate come ami nel
Mediterraneo, proveremo a seguire la rotta senza mappa di quattro parole che
hanno resistito
a qualsiasi
affondamento etnocentrico.
1. Sciàbeca.
Dall’arabo shabaka. Rete da pesca, a Palermo.
2. Dogana. Dall’arabo
dīwān. Quella che le parole, nascoste nel fondo della voce, superano.
3. Magazzino.
Dall’arabo máxzan. Luogo dove riporre: come i vocabolari, come la memoria.
اﺍلﻝسﺱرﺭدﺩيﻱنﻥ . 4 Di fronte alla pancia e al
mercato, non c’è tempo per sottigliezze di lingua. La sardina è al sarden.
Tre parole arabe in
italiano e una parola italiana in arabo; un arabo che parla italiano e tre
italiani che non parlano arabo. Una parola ciascuno per intessere non soltanto
i racconti di pescatori, marinai e di tutti gli esseri anfibi che si muovono
tra terra e acqua, ma anche per farci da guida, per dipanare un tragitto non
convenzionale e irrintracciabile, che però lasci una traccia nella nostre
testimonianze e scritture, da attendere con la pazienza del pescatore. A lenta
lenza.
Motivazioni
e curiosità
Un anno fa abbiamo
scritto il nostro primo racconto a otto mani: la storia romanzata di Azhar, un
profugo afghano che dopo un rocambolesco approdo in Italia comincia a lavorare
in un birrificio d’alta quota, nella valle del Velino. Fantasticare la realtà –
siamo partiti da alcuni articoli giornalistici su Azhar e altri profughi – è
stato elettrizzante, ma abbiamo scritto Un passo prima quasi come fosse una
storia in provetta: percorrendo cinquemila chilometri ma solo coi nostri
pensieri. Ora vogliamo raccontare muovendo, insieme ai pensieri, i nostri
corpi. Non solo: siamo a caccia, anzi, a pesca di storie, ma in uno spazio in
cui la cultura di tre di noi, tutta occidentale, s’incroci con quella
del quarto, araba.
Sicilia e Tunisia: è tra queste due sponde che vogliamo pescare.
Mete
Palermo e Tunisi:
queste saranno le nostre mete. In particolare, le loro zone portuali. A Palermo
ci aggireremo sia
all’interno della
città – nel porto principale e in quelli secondari: La Cala, Arenella,
Acquasanta e Fossa del Gallo – sia nei più piccoli porti della provincia, come
Aspra, a Bagheria, e San Nicola L’Arena, a Trabia. A Tunisi invece visiteremo
Port La Goulette, a dieci chilometri dalla città, e il porto di Sidi Bou Said,
a venti chilometri di distanza, in corrispondenza dell’antica Cartagine. Ogni
porto che si rispetti, però, non è un luogo a sé, slegato dal resto del tessuto
urbano: partendo dalle zone costiere, quindi, c’inseriremo nei cuori urbani di
Palermo e Tunisi per farci
vibrare da ogni loro
pulsazione.
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