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Visualizzazione dei post con l'etichetta poesia

Contro la repressione in Siria –Appello a poeti e traduttori per la traduzione e diffusione delle opere di poeti siriani

Vista la gravità della situazione in Siria, particolarmente gli spargimenti di sangue che su base quotidiana hanno caratterizzato gli ultimi mesi, lanciamo un appello perché in Italia non venga meno l’attenzione e la solidarietà verso le sofferenze di questo paese. Parte del processo attraverso cui si crea indifferenza ed ostilità verso il diverso e verso popoli di altri paesi è il mantenimento dell’ignoranza e il continuo sminuire di ciò che essi hanno sperimentato ed elaborato. Pubblicando questi testi di poeti siriani, uomini e donne diversi per generazione, strato sociale, religione e provenienza tradotti in italiano vorremmo dare un assaggio agli italofoni della ricchezza, diversità e profondità della cultura del popolo che li ha elaborati. La poesia riesce spesso a raggiungere chi la legge e chi l’ascolta in maniera più immediata ed è in grado di far emergere l’universalità dell’esperienza umana, contrastando l’idea di presunte superiorità occidentali, idea favo

PER LA FIGLIA DI MODOU SAMB

di Pina Piccolo , 18 dicembre 2011 DIEREDIEF SERIGNE TOUBA* Puoi smettere di aspettarlo tredicenne dagli occhi ridenti e col vestitino buono color di lillà comprato per la foto da mandare a papà con i soldi della rimessa DIEREDIEF SERIGNE TOUBA Il padre che anelavi di carne e ossa e respiro per 13 anni trafelato a correre con borsoni nella palestra dello stato italiano destra e sinistra ne hanno allenati polpacci, bicipiti e polmoni ma non torna più sulle sue gambe Ora dopo tredici anni ti rimandano “la salma” non in barcone ma con l’aereo pagato da lacrime di coccodrillo. DIEREDIEF SERIGNE TOUBA Te lo rispediscono dal pulpito dolente politici malfattori e conniventi abituati a lanciare il sasso nascondendo la mano inguantata di odio e superiore ingordigia mentre dalla bocca cascano perle d’ipocrisia DIEREDIEF SERIGNE TOUBA E nel rimestare le sue carni nere potremmo trovare il virus della Sindrome Italiana che stavolta si abbatte su padri scuri r

13 ottobre 1992 a Yaxchilan, Chiapas

Il giorno dopo i cinquecento anni dell’approdo di Colombo di Pina Piccolo La foresta Nella luminescenza del Giorno Dopo Sopravvissuta Alle sciocchezze Delle civiltà Sa rigenerarsi Dallo scompiglio Che dilaga a piano terra La foresta sì che ha visto specie Prima splendere e poi spegnersi Tronfi organismi rinsecchiti Per combustione d’arroganza. Certo, di questo anche lei ha sofferto Le sue lacrime afflitte Scambiate per rugiada, I sospiri di disapprovazione Presi per vento. Ma alla terra non cessavano Di abbarbicarsi le sue profonde radici, Le pietre del tempio Corrose dal muschio Si sfaldavano in sabbia Trasportata dalle formiche. Perfino i veleni A galla sul torrente Sapeva purificare Sbattendoli Miglio dopo miglio Sulle pietre. La natura cerca Di lavare ogni pecca. E adesso, strattonandoti ai margini Cerchiamo di divellerti gli arti Mentre il clima impazzito Ti secca le sorgenti Furfantelli Gi

October 12 1992 at Yaxchilan

Five hundred years after Columbus’ landing on the “New” continent by Pina Piccolo Swallowed by vine, the labyrinth, Deep in the forest Swallowed by vine, Surrounded by a river Surrounded by indios - On market days, the women Cross the Usumacinta on frail boats Trading vibrant plumage colors For tin coins, Camouflage cloth, Deep in the forest, Swallowed by vine Chameleons against foliage and rock. Tonight on the temple steps The moon will draw A serpent Offering the red fruit Of knowledge To those who live With the taste of fear. Tonight the monkeys will scream From top branches and scorpions Will hide under rocks. Tonight Mauro, the Christian Lacandon, guardian of the Mayan temple Will erect a small shrine To a nameless god And cry for drunken forgiveness To a wife he’s betrayed. Then, machete in hand Brandishing revenge He will howl with the forest A curse, Lingering echo Of a festering woun

12 ottobre 1992 a Yaxchilan , Chiapas

A cinquecento anni dall’ approdo di Colombo nel ‘Nuovo’ continente di Pina Piccolo Inghiottito dalle liane, il labirinto, Nel profondo della foresta Inghiottita dalle liane, la selva Circondata dal fiume Circondata da indios - nei giorni di mercato, le donne Attraversano l’Usumacinta Su fragili imbarcazioni Per scambiare piume dai colori sgargianti Per monetine di latta, Per tela mimetica-- Nel profondo della foresta Inghiottita dalle liane Camaleonti nascosti tra i massi e le frasche. Nel cuor della notte sui gradini del tempio La luna disegnerà Un serpente Che offre il frutto vermiglio Della conoscenza A chi vive Con il sapore della paura. A notte fonda le scimmie urlatrici Si dondoleranno tra le cime e gli scorpioni Si nasconderanno sotto le pietre. Nel pieno della notte, Mauro Il Lacandone cristiano, guardiano del tempio Maya Erigerà un piccolo altare A un dio senza nome E, ubriaco, verserà lacri

Parabola del CaliCanto

di Pina Piccolo (in lode delle rivolte d'inverno) --> --> La zaffata di calicanto Che improvvisa ti investe La faccia tagliata dal vento T’inebria e ti scioglie L’inverno Mesi prima che il croco Buchi la terra Intirizzita Langue nel corpo La vena Palpitante Di primavera Come mina vagante Imperscrutabile All’occhio dell’esperto Inaspettato Intenso si leva Profumo di Mutamento Nelle piazze purificate Dalle ceneri degli immolati Stupore Di piedi d’argilla Smottati Dalla marea Di rami di calicanto Fioriti d’un tratto Su apparente Spoglio grigiore Umile calicanto Che ognuno dimentica Nel gelo della mente Invernale Pallido giallore Che fiammella Diventa e t’accende. (5 febbraio 2011) -->

Villa dei fiori

--> Cantata per l’abbattimento di Villa dei fiori: Imola 7 ottobre 2010 di Pina Piccolo --> Quando l’esecutore materiale del sogno dalla cabina alzando la leva aziona le mascelle che in un morso maciullano due metri del secondo piano Teresina da dentro la fossa muove la poeta all’acquisto di un vassoio di bigné da Dulcis in fundo, pasticceria di gala e un thè freddo alla pesca da regalare al demolitore nella pausa All’uomo dal casco giallo e la tuta blu che ora si stringe in una foto ricordo con l’addetto del Comune e il capocantiere davanti all’edificio sventrato abbattuto non in senso psicologico ma giù per terra come le statue di Lenin La macchina l’ha azzannata e Qui giace Qui è caduta in brandelli l’insegna VILLA DEI FIORI USL Imola – Diagnosi Salute Mentale Emilia Romagna Gli chiedo il nome, per la poesia e renitente l’esecutore materiale mi indica l’autorizzazione del cantiere mentre

TREINTA Y TRES MINEROS

di Pina Piccolo --> Treinta y tres mineiros, Se ne stavano nel grembo di Madre Terra Inghiottiti Da El Diablo del capitale No, non erano un reality E non era prevista l’espulsione Per acclamazione popolare Del meno simpatico Forse neppure un libro Si pianificava a Santiago Nelle avenidas delle case editrici “Si fueran mineros Non fueran seguro intelectuales” Treinta y tres mineros Treinta y tres proprio come los anos Di quel povero cristo Nudi adesso e sottoterra Sperando in una risurrezione Tecnologica Come profeti a mangiar locuste nel deserto Non piu’ di 60 chili Snelli e tonici devon restare Per entrare nella capsula salvifica Del Plano B. E i sociologi che come voyeurs Spiano se si sono creati Una società verticistica O se sottoterra sono stati contagiati Dal virus dell’horizontalismo De sus hermanos argentinos E non sanno che sono venuti a tener veglia con loro Lì nella loro oltretomba prov