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Ho visto Mineo!

di Lolita Timofeeva In Sicilia vi sono più strade per arrivare allo stesso punto. E per via di scarsa segnaletica ci si perde spesso, ma sempre ben volentieri. Specialmente in aprile, quando la terra esplode di verde, ti inebria di suoi profumi e colori. Quando le piantagioni di arance fiorite e appesantite da frutti ti invitano a fermarsi e ad entrare nella loro ombra per soddisfare brama di rubare… un arancia. Così, percorrendo una delle strade che da Catania portano a Caltagirone, ammirando un paesaggio nuovo, all’improvviso mi sono trovata in una dimensione quasi svizzera: il prati verdi ben delineati, alberi curati, pulizia straordinaria: nulla fuori posto. Un gruppetto di case sulla mia sinistra. Tutte uguali. Filo spinato. Strano. Silenzio. Nessun’anima viva… No, ci sono tre militari e un cane. Ma certo! È Mineo! Ed è proprio così come lo vedi in TV. O quasi. Mancano gli emigrati, i clandestini che dovrebbero fuggire, attraversare i campi e camminare sfiniti sotto il sol

Cosa succederebbe se?

di Patricia Viviana Quezada Il nord-Africa trema, la collera dei popoli abbatte muri, statue e dittatori. Non è più tempo dei re. Qualcuno dice, gli inizi di secolo sono stati caratterizzati da cruente guerre. Possiamo dire che la grande massa di giovani che si riversarono sulle strade e travolsero le piazze, lo fecero perché non sopportavano l'idea di vivere un intero secolo nelle stesse condizioni d'oppressione e sottomissione dei loro genitori. Attraverso gli interstizi di quella logora struttura di rancore, odio, paure, fondamentalismi, ignoranza e corruzione che avevano pazientemente tessuto i tiranni si è intrufolato con forza inaudita la conoscenza, la tecnologia, il sapere che porta alla consapevolezza di sé, del proprio essere individuale, legittimo diritto a una vita degna e libera. Una vita per la quale vale la pena morire. E così fecero. I “rivoltosi” decisero che non c'era un'altra scelta, il giorno della furia doveva compiersi. Un

Ologramma Italia: benvenuti ragazzi libici ad Annozero!

di Pina Piccolo Questa è una lettera di scuse a voi Ali, Tareg e Bilab, 3 ragazzi libici senza cognome, intervistati da Giulia Innocenzi , che credendo di poter in qualche modo invogliare gli italiani ad agire per mettere fine al massacro che si sta consumando nel vostro paese a opera di Gheddafi e dei suoi mercenari siete andati da Santoro, ad Annozero, trasmissione di risaputo impegno, certamente convinti che avrebbe fatto di tutto per darvi la parola, nonostante i vari limiti imposti dalla RAI. Anche se i nostri colossei e i nostri teatri l’impero romano li ha esportati in tutte le terre lambite dal mediterraneo, compresa la vostra, pensavate che fossero passati i tempi degli intrattenimenti circensi, dei gladiatori, e che i media democratici potessero accogliere con serietà le istanze di un popolo che lotta per liberarsi di una dittatura, come hanno fatto nelle settimane scorse alcuni paesi limitrofi. Vi illudevate cioè che, avendovi invitato e utiliz

La leggerezza del Cairo

di Amira Hass --> --> C‟era qualcosa di più leggero nell‟aria del Cairo quando sono arrivata il 13 febbraio. Mi sono chiesta se era solo la mia immaginazione, ma la sensazione che questa immensa città si fosse liberata da una pesante cappa di piombo è cresciuta giorno dopo giorno ed è stata confermata dalle persone con cui ho parlato. “Perfino il Nilo è diventato azzurro”, scherzava la gente dopo le dimissioni di Mubarak. Un azzurro virtuale, perché questo fiume è grigio come prima, e come sempre la sua vastità rima con generosità. Con generosità e pazienza il fiume ha inghiottito molti candelotti di gas lacrimogeno. “Il ponte era il posto migliore per resistere agli attacchi della polizia”, mi hanno raccontato. “Da lì potevamo buttare tutti i candelotti nel fiume”. Anche gli automobilisti sembrano un po‟ più educati. Non è solo una mia fantasia: lo dicono persone che vivono qui da sempre. Un‟inaspettata buona educazione e una nuova reciproca c

Rivoluzioni

di Olivier Roy --> --> In Tunisia e in Egitto è scesa in piazza una nuova generazione. Che è più istruita, individualista e laica della precedente. Le rivolte popolari in Nordafrica e in Medio Oriente sono state interpretate dagli europei attraverso uno schema vecchio di trent’anni: la rivoluzione islamica in Iran. Ci si aspetta che i gruppi islamisti assumano il controllo delle proteste o stiano lì a tramare nell’ombra, pronti a conquistare il potere. La discrezione e il pragmatismo dei Fratelli musulmani egiziani, però, stupisce e preoccupa: che fine hanno fatto gli islamisti? Osservando meglio i manifestanti, è evidente che abbiamo a che fare con una generazione postislamista. Per le persone coinvolte nelle proteste i grandi movimenti rivoluzionari degli anni settant

Appunti sulle Sollevazioni Arabe

di Adel Jabbar (sociologo e saggista) --> 14 gennaio 2011: E’ questa la data che segna la svolta tanto agognata dalle moltitudini dei paesi arabi, in cui il despota (al-taghiya) Ben Ali è fuggito. Il tiranno che ha tenuto in ostaggio la Tunisia per ben 23 anni non c’è più. 25 gennaio 2011: E’ stato il giorno in cui in Egitto la gioventù ha accolto l’invito del movimento giovanile 6 aprile a manifestare per porre fine al strapotere di un altro dittatore arabo che ha fatto delle leggi di emergenza una sistematica prassi di governo trasformando l’intero paese di ben ottanta milioni di cittadini in una tenuta di famiglia. Queste due date indicano una radicale rottura con decenni di stagnazione, che rischiava di diventare un aspetto peculiare delle società arabe. Le proteste (al-tadhahurat) l’insurrezione (al-wathba), la sollevazione (l’intifada) e la rivoluzione (al-thawra) che stanno attraversando l’intera area araba, dalla Mauritania fino allo Yemen, evidenziano il de

Lettera ai giovani immolati di febbraio

di Pina Piccolo --> La prossima volta, il fuoco The Negroes of this country may never be able to rise to power, but they are very well placed indeed to precipitate chaos and ring down the curtain on the American dream James Baldwin The fire next time L’anno scorso di questi tempi, nello scritto Rapsodia in giallo mi trovavo a rievocare lo scrittore afro americano Ralph Ellison che nel suo libro Invisible Man parlava della condizione dei discendenti della tratta degli africani strappati a viva forza dalla loro terra per lavorare nelle piantagioni americane. In quell’occasione facevo l’analogia con quello che succedeva qui in Italia ai lavoratori migranti che si erano ribellati a Rosarno. Quest’anno, grazie ai cambiamenti intercorsi nella situazione internazionale e l’acuirsi del razzismo e delle risposte istituzionali mi trovo invece a ricordare il lavoro di un grande scrittore afroamericano, James Baldwin, che nel 1963, scriveva un libro di grande successo