di Lolita Timofeeva
In Sicilia vi sono più strade per arrivare allo stesso punto. E per via di scarsa segnaletica ci si perde spesso, ma sempre ben volentieri. Specialmente in aprile, quando la terra esplode di verde, ti inebria di suoi profumi e colori. Quando le piantagioni di arance fiorite e appesantite da frutti ti invitano a fermarsi e ad entrare nella loro ombra per soddisfare brama di rubare… un arancia.
Così, percorrendo una delle strade che da Catania portano a Caltagirone, ammirando un paesaggio nuovo, all’improvviso mi sono trovata in una dimensione quasi svizzera: il prati verdi ben delineati, alberi curati, pulizia straordinaria: nulla fuori posto. Un gruppetto di case sulla mia sinistra. Tutte uguali. Filo spinato. Strano. Silenzio. Nessun’anima viva… No, ci sono tre militari e un cane. Ma certo! È Mineo! Ed è proprio così come lo vedi in TV. O quasi. Mancano gli emigrati, i clandestini che dovrebbero fuggire, attraversare i campi e camminare sfiniti sotto il sole.
I clandestini mancano. Se lo chiedi ai siciliani, i clandestini non esistono. I problemi non ci sono. Paura? Preoccupazione? Il popolo che vive sopra un vulcano non ha paura di niente. L’Etna è la mamma. I problemi non esistano, esistono solo le soluzioni.
In dieci giorni di mia permanenza in Sicilia solo un operatore turistico si è lamentato (moderatamente) di qualche disdetta da parte dei turisti russi a causa dell’impossibilità di visitare Lampedusa.
È sorprendente come lo stesso fenomeno può essere inteso in modo diverso da chi lo vede attraverso la televisione e da chi lo vive direttamente.
Ah, Sicilia! Qui il giorno sembra essere più giorno, la notte è più notte, i sapori sono più pieni, gli odori più fragranti. Che suono mite: la “Residence degli Aranci".
10 aprile 2011, Lentini
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