Saniyya Salih
Barche cieche
Poiché le stanze desolate sono letti per la poesia
che uccide
Singhiozzo,
Seccandomi come gli alberi.
Giorni immoti mentre le pietre
mandano il richiamo di barche cieche.
Cecchino
Punta la pistola verso il mio cuore
Nel mio orecchio sussurra i tuoi proiettili come un amante.
Invano innalzo la mia angoscia verso il cielo
Fa che siano vuote
le strade fuorché per
La mia voce e
La mia eco.
(Tradotta dall’arabo in inglese da Kamal Boullata e dall’inglese all’italiano da Pina Piccolo)
Saniyya Salih (1935-1985) nacque a Mousiaf, una città sulla costa occidentale della Siria. Studiò letteratura inglese all’American Lebanese University a Beirut, dove conobbe il suo futuro marito, il poeta e drammaturgo siriano Muhammad Maghout. Le sue due raccolte I tempi raddrizzati (1964) e L’inchiostro dell’esecuzione (1970) vinsero il primo premio per la poesia indetto dalla rivista femminile al-Hasna.
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