di Carlo Monaco
La
Fiera del Libro che si svolge in
questi giorni a Torino è sicuramente una
grande occasione culturale e commerciale. Dalla invenzione dei caratteri a
stampa ad opera di Gutemberg fino ad oggi il libro è stato il veicolo
principale della diffusione culturale e del dibattito tra le idee. Qualcuno
dice che ormai il libro è destinato ad essere soppiantato dai moderni sistemi
elettronici di comunicazione e lamenta che i ragazzi di oggi non leggono più e
sono travolti dalle nuove forme comunicative riconducibili tutte al "tocca
e fuggi" modello Twitter. Io credo, invece , che la verità di questa
considerazione sia del tutto parziale. Sicuramente il formato elettronico potrà
sempre più sostituire quello cartaceo, ma il libro, quale unità in sé compiuta,
di racconto, di analisi o di altro forma comunicativa, non sarà mai abolito.
On-line o su carta sempre di libro si tratta.
Quando
vado in quel tempio del Libro che è la
Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna e so di essere in compagnia di circa
un milione di libri, la maggior parte dei quali non è in commercio, quasi mi
commuovo e temo l'avvento della barbarie, quella di coloro che per motivazioni
razzistiche, oscurantistiche e persino religiose, vedono nel libro il nemico da
colpire e da bruciare. E penso ai roghi di libri, dalla antica biblioteca di
Alessandria d'Egitto ai falò nazisti, alle fiaccolate accese con i libri di
Averroè, Bruno, Servet e tanti altri liberi pensatori. Penso alla fatica che
hanno fatto generazioni di studiosi e di umanisti per ricostruire i grandi
libri del passato che si erano persi, dalla Bibbia stessa, al Corpus juris di
Giustiniano ,alla summa aristotelica. Penso alla Biblioteca immaginaria di Borges
che racchiude nei suoi geometrici e interminabili scaffali il mondo nella sua interezza.
E
penso ai libri che mi sono mancati quando da piccolo pascolavo le pecore e non c'erano, nel mio piccolo e primitivo
paese natale, né libri né scuole. Forse proprio per questo ho amato persino i
libri scolastici, da molti considerati libri di serie B. Il che è vero solo in
parte. Per me la Divina Commedia di Sapegno e il suo Compendio di storia della
letteratura italiana, come pure la storia della filosofia di Mario dal Prà,
meritano un posto grande persino nell'Archiginnasio. Quando ho scritto il mio
primo libro mi sono emozionato e esaltato fino all'inverosimile. Era Il Manuale
di educazione civile che pubblicai con Zanichelli e che molti studenti hanno
letto e, spero, apprezzato.
Con
questi pensieri sono disposto a perdonare tutte le cose negative che la Fiera
del Libro di Torino mi fa venire in mente. Che gli italiani, che dei gran
lettori non sono mai stati, leggono sempre meno. Che la maggior parte dei libri
in commercio sono figli di un consumismo generico che guarda solo alla
copertina, e all'uso del corpo soprattutto femminile come richiamo sessuale,
alle ricette gastronomiche vendute sempre come nuove e originali, alla
saggistica dei luoghi comuni e delle scopiazzature, alle genericità culturali
ben mascherate sotto grandi firme come
quelle di Eco o di Magris.
Resto
sempre legato a quella vecchia massima settecentesca:" fare un libro è men
che niente, se il libro fatto non rifà la gente".
carlomonaco42@gmail.com
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