di l.t.
L'atrio della stazione |
SetUp ci accoglie con
l’odore pungente di birra e di porchetta. Sono queste le prelibatezze proposte
all’ingresso della stazione dove si svolge la manifestazione artistica.
Per chi non lo
sapesse: SetUp Artfair Contemporary è allestita al primo piano dell’Autostazione
di Bologna, nel labirinto degli ex uffici. L’edificio è stato costruito negli
anni sessanta e porta tanti segni del “fascino del tempo”.
Scherzando con gli
espositori abbiamo individuato diversi particolari di degrado, degni di essere
esposti come vere e proprie opere d’arte: dalle infiltrazioni pittoriche sul
soffitto alle grosse corde che sostengono un muro verde in compensato.
Ma lasciamo stare
l’inospitalità del contenitore e passiamo al contenuto – fresco, vivace e
gioviale.
La crescita di questa
manifestazione, nata cinque anni fa, è evidente: i prezzi contenuti rispetto ad
Arte Fiera incoraggiano sia la partecipazione delle gallerie, sia il
collezionismo. In questa edizione SetUp può vantare un notevole salto di
qualità e anche l’incremento delle presenze straniere - sono raddoppiate
rispetto all’anno scorso. L’attenzione particolare per l’arte giovane è il
segno di lungimiranza degli organizzatori che hanno scelto di investire nel
futuro e contemporaneamente caratterizzarsi con un format speciale.
Appena entrati ci
imbattiamo in un gigantesco Kalashnikov rivestito con innocenti sorpresine
colorate in plastica (opera di Fabrizio Fontana). L’atmosfera è rallegrata
dalle voci dei bambini. Per i piccoli visitatori è stato creato uno spazio
speciale, dove si svolgono divertenti laboratori dedicati all’equilibrio, il
tema guida di quest’anno di SetUp.
Un'opera di Fabrizio Fontana |
Ci muoviamo con cautela tra gli stand striminziti cercando di non urtare le opere esposte. L’equilibrio è importante. Proseguiamo come nel Paese delle Meraviglie. L’installazione di Hannes Egger ci trascina in una visita immaginaria all’ Ermitage di San Pietroburgo. La voce recitante attraverso gli auricolari coinvolge la nostra fantasia e ci costringe ad immaginare anche le opere che non conosciamo o non ricordiamo.
I galleristi e gli
artisti sono molto friendly e ci accompagnano con spontaneità nel nostro
percorso.
Impalpabili
composizioni di carta ritagliata, opere di Elisa Mearelli, ci fanno fluttuare
nel mondo della leggerezza.
Il collettivo The Bounty
Killart ci sorprende con l’ironia
espressa in ceramica con grande perizia tecnica e i colti riferimenti al
passato. “Espongono anche in ArteFiera” – si vanta il loro gallerista.
Vincenzo Paonessa
risveglia il nostro inquietante
legame con la natura primordiale.
Flavia Bucci
trasforma la quotidianità in un rituale.
Ci tratteniamo a curiosare tra le immagini, a prima vista insignificanti,
ordinate in una composizione che svela i segreti inconfessati di una persona.
Galleria 33, "Esercizi d'igiene" di Flavia Bucci |
Un effetto simile provoca anche l’opera di Mohamed Larbi Rahali. L’artista presenta il suo racconto personale disegnando all’interno delle scatole vuote dei fiammiferi.
Fuliggine, carta,
plastica, ceramica, corda - sono alcuni dei mezzi usati dagli artisti per
esprimersi. La sperimentazione qui è
di casa. Nuno Gil eleva il ruolo della semplice graffetta: la fa diventare un
elemento che crea il ritmo nelle sue opere.
Mòdulo, "Untitled 2016" di Nuno Gil |
Giulia Manfredi conduce la sua ricerca intrappolando nella resina i frammenti della natura, aprendosi alla riflessione sulla vita e la morte.
Nello stand della ART
and ARS gallery troviamo l’essenza dell’ equilibrio:
sia nell’ allestimento, sia nelle opere.
Arte di Stefano Gioda
fa godere la vista e stimola la mente: unisce l’eccellente tecnica all’invenzione. Delle sue creature fantastiche
si potrebbe dire che sono mostruosamente raffinate.
Eggers 2.0, un'opera di Stefano Gioda |
Il teatrino di José Luis Serzo presenta uno spettacolo onirico che vogliamo approfondire. Sono tanti gli artisti che suscitano la nostra curiosità. Alcuni li abbiamo visti già nelle edizioni precedenti, altri li abbiamo conosciuti ora.
Ci avviamo verso
l’uscita, ma ecco che una fotografia di Jorge Fuemuena cattura la nostra
attenzione: raffigura una casa-groviglio.
Riflettiamo sul parallelo con le atmosfere di desolazione e degrado nei
dipinti di Jonas Burgert (attualmente esposti al MAMBO) e con le installazioni
di Peter Buggenhout che comunicano la distruzione (al Palazzo de’ Toschi). Sono le opere che rispecchiano il mondo in
cui viviamo, la confusione che ci minaccia.
Ma siamo fiduciosi e
ci diciamo: “La bellezza salverà il mondo”, citando Dostoevskij.
E’ finita la nostra
visita nel Paese delle Meraviglie, siamo stati dentro tre ore circa.
Il venditore di
porchetta nell’atrio si mette in posa per una foto. “Sono vegetariano” ci
confessa.
Ho fatto un bel viaggio. Grazie!
RispondiElimina