di Marisa De Leonardis
La41esima edizione di Arte Fiera si è proposta all’insegna della qualità.
La
sfida della nuova direzione artistica di Angela Vettese ha segnato un
cambiamento percepibile anche ai non addetti ai lavori, all’interno della
manifestazione fieristica e negli eventi esterni di Art City.
Una
riflessione sul “senso” delle cose è iniziata dalla nuova veste grafica che ci
sorprende e spiazza alla vista di immagini e textures naturali tutt’altro che
rassicuranti e bucoliche, perché “è dai momenti di muta, di identità
smarrita, di difficoltà a leggere ciò che si vede che nascono le idee nuove e
il pensiero ipotetico alla base dell’arte e di tutta la conoscenza. L’arte per
me non è decorazione, ma sapere ed evoluzione del pensiero”. Una posizione davvero
innovativa: porre la crisi del contemporaneo, la ricerca di un pensiero critico
al centro del programma di una manifestazione che per definizione è
mostra-mercato, operazione commerciale, occasione d’ interesse per galleristi e
investitori.
Un
rinnovamento che vuole affrancare Bologna dal consueto stile provinciale di
affollato baraccone fieristico, vetrina rumorosa ed evanescente della
piazza-mercato dell’arte, per agganciarla alla tendenza nazionale ed
internazionale che lega ed eleva sempre più le fiere artistiche ad eventi
culturali e a motori di creatività diffusa sul territorio.
I
paradigmi del cambiamento? Qualità vs
quantità e -forma+contenuto. La formula sembra anche troppo semplice, ma si
sa, e purtroppo spesso ce ne dimentichiamo, less is more.
CORTESI GALLERY, Grazia Varisco, Vasi
comunicanti
|
E’
bastato ridurre il numero delle gallerie (da 221 del 2016 a 153) e favorire gli
stand con pochi artisti per rendere il percorso più fruibile e piacevole.
L’allestimento minimal e razionale.
MARCOLINI, Mustafa Sabbagh, Made in Italy, 2016 |
Non
sappiamo quanto sia frutto di selezione o di casualità ma il fil rouge delle opere
esposte sembra seguire e prediligere le linee essenziali dell’astrattismo.
Il
sostantivo che esprime la percezione dell’insieme è sobrietà. Sembrano bandite le sperimentazioni più spettacolari ed
attrattive di alcune passate edizioni così come una certa forzata allure da evento mondano.
EDOARDO SECCI, Monika
Grzymala, 2016
|
E
si percepisce che non è solo crisi economica quest’aura di essenzialità, ma
desiderio di significato, con l’area d’ingresso ampiamente dedicata
all’editoria, che declina verso il visitatore comune con una sezione dedicata
alla fotografia “la sola forma d’arte
praticata da tutti”, e verso il collezionismo interessato alle nuove
proposte della sezione Nueva Vista nella rigorosa selezione di tre gallerie.
GUIDI & SCHOEN, Matteo Basilé, Terrae Motus, 2016 |
La sezione
di lectures d’artista, nuova frontiera dell’arte performativa, si espande dalla
fiera ai luoghi dell’arte cittadina, a cercare ispirazione e connessioni con il
patrimonio culturale bolognese, risorsa preziosa mai abbastanza valorizzata,
quando non addirittura dimenticata.
PALUDETTO, Maura Banfo, L’ascolto,
2016
|
Sinergia e resilienza, se non fossero termini ormai banalizzati nel loro uso,
potrebbero essere i vettori del nuovo progetto
Arte Fiera, in un’epoca in cui avere il coraggio di un’ “azione
intellettuale” è quanto mai anacronistico. Eppure, evidentemente, non
impossibile. Rimettere al centro l’idea (non ideologica) ha riposizionato gli attori
in campo, potenziando le risorse umane e materiali.
MARELLA, Abdoulaye Konaté, Composition en bleue personagge en blanc, 2017 |
La kermesse Art City che affianca da cinque anni la fiera, si è trasformata da evento collaterale delle istituzioni pubbliche e private bolognesi a luogo della sezione Polis: mostre ed eventi sul tema della convivenza e della rinascita dell’identità civica, in un percorso intenso e non sempre facile che attraverso fotografia, video, cinema, letture, si insinua nei musei, nelle gallerie, con un’esplorazione nell’immaginario sociale e artistico della città.
WR Mysteries of the
Organism, Dusan Makavejev, 1971/85 min.
Museo
Civico Archeologico |
Passeggiare pensando, sottotitolo della sezione Polis, è più di un invito, è una richiesta di attenzione che rimette al centro l’individuo nel suo essere sociale, un’esortazione a riappropriarsi del proprio pensiero e a misurare con passi propri uno spazio fisico ed esistenziale da cui ci si sente irrimediabilmente alienati. Ancora, se non fosse anacronistico, un richiamo alla militanza individuale e collettiva -sinergia e resilienza-, e se non fosse troppo scontato, alla certezza di cartesiana memoria “Cogito ergo sum”.
SPAZIO TESTONI, L’orMA, Il
giardino delle delizie, 2016
|
Un’edizione deludente: tutte le proposte nuove sono scappate al SetUp!
RispondiEliminaAnna