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Biennale di Venezia 2011. Vittorio Sgarbi è diventato un’artista

di Lolita Timofeeva Dopo alcune settimane passate dall’inaugurazione mi sto chiedendo: cosa ha fissato la mia mente di questa Biennale del 2011? Mi è rimasta impressa l’opera di Urs Fischer: la copia di “Rato delle Sabine” (di Giambologna) eseguita in cera in dimensioni naturali, una candela gigantesca che si scioglieva lentamente bruciando. Era come un verso alto triste e straziante. Vi era la vita dentro la morte, la sostanza nell’effimero, la pesantezza nella lievità. Mi è rimasto impresso anche il padiglione Italia. Per la sua bruttezza. Si è sempre detto che i critici d’arte sono artisti mancati. Eccovi testimonianza: il padiglione Italia non è altro che un’installazione di Vittorio Sgarbi. La sua, probabilmente, è una provocazione, è l’arte concettuale, è una performance. Si è servito di opere di centinaia di artisti per esprimere il proprio estro creativo. Il “demiurgo” ha costruito un “Mercatone delle occasioni”, in quale le opere di artisti, anche validissimi,

L’affaire Osama bin Laden e la sospensione dell’incredulità

di Pina Piccolo Se ci sforziamo di scavare sotto l’impostazione vendetta/giustizia o legalità/illegalità che è stata ampiamente adottata dai media di tutto il mondo e dall’intera gamma di giornalisti da destra a sinistra a quest’ultima puntata della saga Osama bin Laden ambientata sul territorio pakistano, e ci poniamo invece dal punto di vista di chi riceve la notizia incontriamo un concetto ontologico ampiamente sfruttato dalla letteratura e dal cinema, cioè “la sospensione volontaria dell’incredulità”. Nelle loro distopie scrittori importanti come Orwell hanno esplorato i metodi di comunicazione come il “double speak” che caratterizzano chi porge la notizia ma non si è dedicata altrettanta attenzione ai meccanismi necessari non solo per accettare il falso ma anche per fruirlo con piacere. L’analogia che viene in mente è il mondo del “professional wrestling” : lo spettatore “sorvola” sull’impossibilità che i due lottatori che si presentano come feroci energumeni , s

AFRICA E MEDIO ORIENTE: TRA RIVOLTE, DITTATURE, GUERRE E RESTAURAZIONI

SOMALIA, ERITREA,MAROCCO, ALGERIA, SIRIA E LIBIA Mercoledì 11 maggio 20,30 presso la ONG Cestas, via C. Ranzani 13/5/A, Bologna (P.ta San Donato ) SOMALIA : Da Restore Hope alla pirateria, Antar Marincola ERITREA : Dalla rivoluzione alla dittatura, Hamid Barole Abdu SIRIA: Sunniti, Alawiti, Sciiti, Drusi, Curdi, Cristiani, Musulmani...un solo popolo, una sola rivoluzione, Ayman Al Zarrad e Anita Zizzari LIBIA: Le vere ragioni dell’intervento militare in Libia, Diego Negri, Contropiano MAROCCO: Verso la democratizzazione, Mohamed Rafia Boukhbiza FLUSSI MIGRATORI e violazione del diritto internazionale: il caso dell’Italia, Raffaele Salinari, Presidente di Terre des Hommes Moderano Pina Piccolo e Patricia Quezada Comitato per la solidarietà dei popoli del nord Africa in rivolta info: 339.1923429

Ho visto Mineo!

di Lolita Timofeeva In Sicilia vi sono più strade per arrivare allo stesso punto. E per via di scarsa segnaletica ci si perde spesso, ma sempre ben volentieri. Specialmente in aprile, quando la terra esplode di verde, ti inebria di suoi profumi e colori. Quando le piantagioni di arance fiorite e appesantite da frutti ti invitano a fermarsi e ad entrare nella loro ombra per soddisfare brama di rubare… un arancia. Così, percorrendo una delle strade che da Catania portano a Caltagirone, ammirando un paesaggio nuovo, all’improvviso mi sono trovata in una dimensione quasi svizzera: il prati verdi ben delineati, alberi curati, pulizia straordinaria: nulla fuori posto. Un gruppetto di case sulla mia sinistra. Tutte uguali. Filo spinato. Strano. Silenzio. Nessun’anima viva… No, ci sono tre militari e un cane. Ma certo! È Mineo! Ed è proprio così come lo vedi in TV. O quasi. Mancano gli emigrati, i clandestini che dovrebbero fuggire, attraversare i campi e camminare sfiniti sotto il sol

Cosa succederebbe se?

di Patricia Viviana Quezada Il nord-Africa trema, la collera dei popoli abbatte muri, statue e dittatori. Non è più tempo dei re. Qualcuno dice, gli inizi di secolo sono stati caratterizzati da cruente guerre. Possiamo dire che la grande massa di giovani che si riversarono sulle strade e travolsero le piazze, lo fecero perché non sopportavano l'idea di vivere un intero secolo nelle stesse condizioni d'oppressione e sottomissione dei loro genitori. Attraverso gli interstizi di quella logora struttura di rancore, odio, paure, fondamentalismi, ignoranza e corruzione che avevano pazientemente tessuto i tiranni si è intrufolato con forza inaudita la conoscenza, la tecnologia, il sapere che porta alla consapevolezza di sé, del proprio essere individuale, legittimo diritto a una vita degna e libera. Una vita per la quale vale la pena morire. E così fecero. I “rivoltosi” decisero che non c'era un'altra scelta, il giorno della furia doveva compiersi. Un

Ologramma Italia: benvenuti ragazzi libici ad Annozero!

di Pina Piccolo Questa è una lettera di scuse a voi Ali, Tareg e Bilab, 3 ragazzi libici senza cognome, intervistati da Giulia Innocenzi , che credendo di poter in qualche modo invogliare gli italiani ad agire per mettere fine al massacro che si sta consumando nel vostro paese a opera di Gheddafi e dei suoi mercenari siete andati da Santoro, ad Annozero, trasmissione di risaputo impegno, certamente convinti che avrebbe fatto di tutto per darvi la parola, nonostante i vari limiti imposti dalla RAI. Anche se i nostri colossei e i nostri teatri l’impero romano li ha esportati in tutte le terre lambite dal mediterraneo, compresa la vostra, pensavate che fossero passati i tempi degli intrattenimenti circensi, dei gladiatori, e che i media democratici potessero accogliere con serietà le istanze di un popolo che lotta per liberarsi di una dittatura, come hanno fatto nelle settimane scorse alcuni paesi limitrofi. Vi illudevate cioè che, avendovi invitato e utiliz

La leggerezza del Cairo

di Amira Hass --> --> C‟era qualcosa di più leggero nell‟aria del Cairo quando sono arrivata il 13 febbraio. Mi sono chiesta se era solo la mia immaginazione, ma la sensazione che questa immensa città si fosse liberata da una pesante cappa di piombo è cresciuta giorno dopo giorno ed è stata confermata dalle persone con cui ho parlato. “Perfino il Nilo è diventato azzurro”, scherzava la gente dopo le dimissioni di Mubarak. Un azzurro virtuale, perché questo fiume è grigio come prima, e come sempre la sua vastità rima con generosità. Con generosità e pazienza il fiume ha inghiottito molti candelotti di gas lacrimogeno. “Il ponte era il posto migliore per resistere agli attacchi della polizia”, mi hanno raccontato. “Da lì potevamo buttare tutti i candelotti nel fiume”. Anche gli automobilisti sembrano un po‟ più educati. Non è solo una mia fantasia: lo dicono persone che vivono qui da sempre. Un‟inaspettata buona educazione e una nuova reciproca c